L'intreccio storico tra Arte e Politica
Il convegno si è aperto con l'intervento del Dr. Valter Maccantelli, che ha fornito una panoramica storica dei rapporti tra arte e potere politico, mettendo in evidenza come l'arte sia da sempre stata uno strumento nelle mani dei potenti per veicolare messaggi ideologici e legittimare il proprio dominio. Partendo dall'antica Roma e dal Rinascimento italiano, Maccantelli ha sottolineato come le opere d’arte commissionate da regnanti e papi non fossero mai semplicemente "bellezze estetiche", ma portatrici di messaggi di potenza e prestigio.
La sua analisi si è concentrata sulla relazione tra la Chiesa cattolica e l'arte, un rapporto che ha avuto un'influenza profonda, specialmente durante il periodo barocco, quando i grandi artisti come Bernini e Caravaggio erano direttamente incaricati di raffigurare non solo la grandezza divina, ma anche il potere temporale della Chiesa. Maccantelli ha evidenziato come queste strategie iconografiche abbiano costruito un'immagine potente e duratura del cattolicesimo, che ha travalicato i secoli.
Il politologo ha poi virato verso il periodo moderno e contemporaneo, dove, secondo lui, l’arte è diventata sempre più un campo di battaglia tra forze ideologiche opposte, citando come esempio il periodo fascista in Italia. In questo contesto, l’arte veniva utilizzata non solo per glorificare il regime, ma per legittimarlo agli occhi delle masse. “Il futurismo – ha spiegato Maccantelli – è stato uno strumento potentissimo nelle mani del fascismo per costruire una narrazione dinamica, aggressiva e moderna dell’Italia mussoliniana”. Allo stesso tempo, l'arte è stata anche una forma di resistenza e opposizione al potere, con artisti che hanno sfidato l'autorità attraverso forme di espressione anticonformiste e provocatorie.
Il secondo intervento, tenuto dal Dr. Walter Altea nel pomeriggio, si è concentrato sui rapporti tra arte contemporanea e politica, esplorando come il mercato dell'arte globale si intrecci con il potere politico, economico e finanziario. Altea ha messo in luce come le mostre d’arte e i grandi eventi culturali, spesso patrocinati da enti pubblici o privati con interessi politici, siano diventati strumenti di soft power per i governi e le grandi aziende.
Altea ha approfondito il ruolo dei grandi collezionisti, i cui patrimoni artistici non sono semplicemente espressioni di gusto personale, ma veri e propri strumenti di influenza culturale e. a volte, addirittura diplomatica. “Le collezioni private e i grandi musei – ha spiegato Altea – rappresentano oggi un ponte tra politica e mercato. Quando un'opera d'arte viene esposta al pubblico, essa non è mai solo una manifestazione artistica, ma un veicolo per promuovere determinate agende politiche o economiche”.
Il giornalista ha anche esplorato come l'arte possa essere manipolata per sostenere narrazioni politiche in contesti globali. L'esempio emblematico è stato il crescente fenomeno del "nazionalismo culturale", dove governi di varie nazioni, specialmente in Cina e Russia, utilizzano l’arte per costruire una narrativa di potenza. Le mostre d'arte organizzate all'estero diventano così vetrine non solo di creatività artistica, ma anche di propaganda politica. “Le Biennali – ha osservato Altea – sono ormai vere e proprie arene di confronto geopolitico, dove si gioca una partita ben più ampia di quella strettamente culturale”.
Un altro tema cruciale sollevato da Walter Altea è stato l’arte come strumento di consenso. Le immagini, le installazioni, le performance possono veicolare messaggi subliminali che spingono il pubblico a conformarsi a determinati valori o credenze. Altea ha sottolineato come artisti contemporanei spesso operino in collaborazione con istituzioni statali per creare opere che riflettano non solo i tempi in cui viviamo, ma che legittimino e rafforzino lo status quo politico. Ha fatto riferimento al caso degli Stati Uniti e di come la CIA, durante la Guerra Fredda, abbia finanziato mostre di arte astratta per contrapporsi all'arte realista socialista sostenuta dall'URSS. Questo esempio, secondo Altea, dimostra come l'arte possa essere piegata a fini propagandistici anche in democrazie liberali.
Il convegno della Fondazione Quarto Potere ha offerto uno spaccato approfondito su come l’arte e la politica abbiano camminato, e continuino a farlo, fianco a fianco. Gli interventi del Dr. Valter Maccantelli e del Dr. Walter Altea hanno illustrato come l'arte, nelle sue molteplici forme, sia uno strumento potente non solo di espressione individuale, ma di costruzione e perpetuazione del potere politico. Le prospettive future non sembrano essere meno complesse: l’arte continuerà a svolgere un ruolo chiave nell’arena politica, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso.
L’incontro si è concluso con un vivace dibattito tra i partecipanti, dimostrando quanto il tema dei rapporti tra arte e politica sia centrale nella comprensione del presente e nella proiezione del futuro. La Fondazione Quarto Potere, ancora una volta, si conferma un importante centro di promozione culturale e riflessione critica.