L’Archivio Storico Fotografico de Il Borghese: Un Tesoro di Memoria e Cultura Senza Tempo
Il convegno organizzato dalla Fondazione Quarto Potere ha rappresentato un momento di grande rilievo per il mondo della fotografia storica e della stampa italiana. Il tema centrale dell'incontro, tenutosi nella sede della Fondazione, è stato il Fondo Storico Fotografico della rivista "Il Borghese", una delle pubblicazioni più iconiche del panorama culturale e giornalistico italiano, fondata da Leo Longanesi nel 1950. appuntamento di fondamentale importanza per comprendere non solo la storia editoriale della rivista, ma anche il valore documentale di un archivio che custodisce al suo interno testimonianze visive di un'epoca cruciale della storia italiana.
La Storia del Fondo Fotografico de Il Borghese
Il Borghese non è stato soltanto un giornale di cronaca e costume, ma anche un osservatorio privilegiato della realtà italiana tra gli anni Cinquanta e i primi anni Duemila. A raccontare la storia del fondo fotografico è stato uno dei protagonisti di questa vicenda, il dr. Walter Altea, coeditore della rivista insieme a Massimo Massano dagli anni novanta del secolo scorso fino alla chiusura de Il Borghese nei primi anni 2000. Altea ha raccontato con grande passione ed emozione come, a seguito dell'acquisto della testata, fosse stato acquisita oltre alla raccolta rilegata del periodico anche l'archivio fotografico che aveva accumulato nel corso degli anni.
Secondo quanto raccontato da Altea, l'archivio fotografico era composto da migliaia di fotografie provenienti dai più grandi fotografi e dalle agenzie fotografiche italiane e internazionali dell'epoca, tra cui testimonianze di eventi storici che segnano la politica, la società e il costume del nostro paese. Le foto giunsero nella redazione de Il Borghese stipate in scatoloni, senza un ordine apparente, come un tesoro nascosto da riscoprire. Ma non erano solo fotografie a far parte di questo incredibile patrimonio visivo. Tra gli scatoloni si trovavano anche schizzi, disegni e bozzetti di Giovanni Guareschi, famoso per le sue storie di Don Camillo e Peppone, e menabò della rivista, disegnati a mano quando la tecnologia elettronica era ancora di là da venire.
Purtroppo, come spesso accade quando si trattano archivi di grande valore, alcuni dei materiali fotografici e storici sono andati perduti. Altea ha accennato al fatto che alcune scatole di documenti furono "alleggerite" da taluni giornalisti infedeli che frequentavano la redazione de Il Borghese all'epoca. Nonostante questo, il fondo conservava comunque un valore incalcolabile, e fu affidato alle cure di uno dei maggiori esperti italiani di storia della fotografia, il professor Dario Reteuna.
L'Intervento di Dario Reteuna: Una Memoria da Conservare
Il professore Dario Reteuna, emerito di Storia della Fotografia all'Università IED di Torino, ha assunto un ruolo centrale nella valorizzazione e sistematizzazione dell'archivio. Reteuna, insieme al suo team di collaboratori, si è dedicato con passione a un lavoro meticoloso che ha portato alla creazione di una scheda tecnica e storica per ogni singola fotografia contenuta nel fondo. Il lavoro, che ha richiesto due anni di studio e di ricerca, ha visto l'inventariazione, la catalogazione e la digitalizzazione di circa quarantamila fotografie, ognuna delle quali è stata analizzata nel contesto storico, politico e sociale in cui è stata scattata.
Durante il suo intervento al convegno, Reteuna ha illustrato il processo di recupero e conservazione dell'archivio, mettendo in luce l'importanza di questi fondi fotografici storici non solo come testimonianze di un passato ormai lontano, ma anche come risorse culturali che possono illuminare le generazioni future sulla nostra identità collettiva. In un'epoca in cui la digitalizzazione è diventata una necessità per garantire la conservazione di un patrimonio visivo destinato a deteriorarsi, Reteuna ha sottolineato l'importanza di rendere questi fondi accessibili al pubblico, per favorire una maggiore consapevolezza e comprensione del nostro passato.
Uno degli aspetti più affascinanti del suo intervento è stato il racconto di alcune delle fotografie più iconiche dell'archivio, che attraversano un quarantennio di storia italiana, documentando eventi cruciali come la politica degli anni '50 e '60, i cambiamenti sociali e le trasformazioni della società italiana del dopoguerra. Reteuna ha messo in luce non solo il valore documentale di queste immagini, ma anche l'abilità tecnica dei fotografi che le realizzarono. Ha analizzato le diverse tecniche fotografiche impiegate, dalla fotografia in bianco e nero all'uso dei colori, cercando di collocare ogni scatto nel contesto storico in cui fu realizzato, fornendo al pubblico un quadro completo di come la fotografia non fosse solo un mezzo di comunicazione , ma anche un potente strumento di racconto storico.
In particolare, Reteuna ha parlato di come alcune delle immagini più famose, realizzate da fotografi come Tino Sorci, Angelo Cozzi, Mario Sillani, Gianni Berengo Gardin e Tazio Secchiaroli siano riuscite a catturare momenti di intensa emozione, ma anche di come alcune fotografie siano riuscite a documentare la realtà politica e sociale del paese, influenzando in modo diretto l'opinione pubblica.
L'importanza dei fondi fotografici storici
La conservazione di archivi fotografici come quello de Il Borghese riveste un'importanza fondamentale per preservare la memoria storica di un paese. Le fotografie, spesso, sono l'unico strumento che ci consente di osservare e comprendere eventi e cambiamenti che altrimenti sarebbero sfuggiti alla nostra percezione. Reteuna ha messo in evidenza come le fotografie non siano solo un documento storico, ma anche un bene culturale da tutelare, da studiare e da condividere.
Secondo il professor Reteuna, i fondi fotografici storici sono giacimenti culturali che non devono essere lasciati inaccessibili o dimenticati. Al contrario, devono essere messi a disposizione del pubblico attraverso digitalizzazioni e archivi online, per consentire a chiunque di esplorare, comprendere e apprezzare la storia attraverso le immagini. Questi archivi, come quello de Il Borghese , offrono una ricchezza di informazioni e di emozioni che vanno al di là dei meri fatti cronachistici, restituendo un ritratto vivido e complesso di un'epoca e di una società.
La digitalizzazione, secondo Reteuna, è la chiave per garantirne la conservazione. "Le fotografie sono testimonianze del nostro passato", ha dichiarato, "e la loro conservazione è un atto di responsabilità nei confronti delle generazioni future". Tuttavia, la digitalizzazione non basta. È fondamentale che questi archivi siano accessibili e fruibili da ricercatori, studiosi, e anche dal grande pubblico, affinché possano essere utilizzati come strumenti di ricerca, ma anche come fonti di ispirazione e di riflessione.
Il convegno sull’Archivio Storico Fotografico de Il Borghese ha permesso di riflettere sull'importanza della conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico come strumento di memoria e di identità culturale. Grazie all'impegno di professionisti come Dario Reteuna, questo prezioso fondo ha avuto l'opportunità di essere preservato, studiato e, soprattutto, messo a disposizione del pubblico per le generazioni future. Le fotografie de Il Borghese non sono solo una testimonianza visiva del passato, ma una risorsa per comprendere la nostra storia e il nostro presente. E questo è il vero valore di un archivio storico: restituire al pubblico la possibilità di viaggiare nel tempo, per guardare e, soprattutto, riflettere.